Non so voi, ma io a volte mi sento una madre nazi.
Al parco, in spiaggia, all'uscita da scuola, al super e davanti all'edicola.
Quando con indifferenza dico NO alle domande incessanti dei miei figli: possiam comprare il palloncino? posso avere il gioco tal dei tali? lo vojoooooo! posso un altro gelato? il chupa chupa? l'iguana? lo squalo? la lucertola? il ratto? ilgattoiltopoelelefante? le hot wheels e chi più ne ha più ne metta. NO!!!
Devo ammettere che loro son abbastanza abituati e non reagiscono nemmeno troppo male. Barcolliamo ancora davanti all'edicola aperta da poco proprio nel percorso casa-scuola... Ma i casi in cui loro vanno più fuori, ovviamente è quando vedono che gli altri bambini di no ne sentono un decimo e quindi via di giochini a go go, 3 gelati al giorno e sì ad ogni richiesta. D'altro canto è vero che rispetto a mia madre, che spesso si spertica in lodi verso madri dure e pure, io passo non dico per mamma di burro, ma quasi. Questioni di punti di vista allora? Sicuramente anche, e anche di cultura. Ad esempio mi rendo conto che se sono all'estero io rimango in media, il problema mi si pone semmai più in Italia.
Però visto che sono una persona che si mette sempre abbastanza in discussione, me lo sono chiesta se dico troppi no, perché a ben pensarci a volte si entra in un loop di no a catena. Posso aver le caramelle? NO. Il Gelato? NO. Posso uscire in bici? NO. Posso stare ancora in cortile? NO. Posso aver le iguane? NO. Posso mettere la camicia? NO. Posso guardare i cartoni di mattina? NO. Posso giocare ancora? NO. E così via... Le motivazioni sono diverse: ci sono cose a cui crediamo fermamente (ad esempio per me è molto diseducativo che i bimbi ricevano tutti i giorni o quasi dei nuovi giochini), no detti perché siamo davvero di fretta o stanchi, no pronunciati con il pilota automatico.
Alla fine è ovvio che la buona vecchia regola che ci devono essere poche regole, ma chiare, sarebbe la più saggia, però la vita quotidiana è fatta di molte complicazioni e non sempre tradurla in equilibrio familiare è così semplice, no?
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Locandina del film "perché te lo dice mamma!" |
Io rimango dell'idea che dei no vadano detti, non so se arrivo ai livelli dei francesi su cui rido un po' sù, ovvero che bisogna allenare i bambini alla frustrazione, però credo che una valanga di sì non siano utili a nessuna (anzi) e poi si possano tramutare in un inferno.
Quello che cerco di fare alle volte quando mi rendo conto che ho innestato il pilota automatico e non sto ascoltando davvero quello che mi chiedono i bambini è fermarmi, fare un respiro e mettermi alla loro altezza. Ascoltarli e ascoltare me stessa. Capire se il loro è un puro capriccio o un provarci fine a se stesso, o qualcosa di diverso e d'altro canto capire qual è la natura del mio no, se fare un'eccezione alla regola possa davvero avere implicazioni educative o se è un lasciar loro una maggior libertà di scelta...
Faccio un esempio sciocco, se mio figlio ha voglia di uscire con in mantello, anche se deve andar alla scuola materna e non a una festa in maschera, perché no? Se la regola è che si mangia a tavola e non davanti alla tv, ogni tanto gli propongo serata film con toast davanti alla tv. Invece sulle scenate sto ancora lavorando perché più ne fanno, più mi verrebbe da fare un muro contro muro.
Ho però scoperto che a volte basta parlare e accogliere il loro desiderio, anche se in quel momento irrealizzabile. Voglio il dragoooo!! se la mia risposta è no secco, si scatena l'inferno. Se invece ne parliamo dimostrando di capire il suo desiderio, anche se poi, di fatto, il drago non lo compro, il tutto si ridimensiona. Ah vorresti un drago? Grosso così? No, così! Mh, capisco, verde? No, rosso! Che poi se il drago è davvero un suo desiderio ci sarà sempre tempo per compralo, se un capriccio del momento una volta passata la fase critica se ne dimenticherà...
E voi quanti NO dite al giorno? Siete più permissive o più severe?