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Federico, ovvero la creatività

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La scorsa settimana ho fatto un lungo viaggio in treno con i miei bambini, e qualcuno mi ha chiesto cosa leggessi.

Vi "tranquillizzo": almeno per me, leggere in treno (attività che adoro, peraltro), anzi in un treno stipatissimo, con due bambini piccoli (i quali vogliono sedersi entrambi vicino a mamma, ovvero: stiamo in tre in due sedili), è pura utopia, a parte il tempo in cui, arresa, gli schiaffi sù un bel dvd, non tanto e non solo per respirare un po', ma perché io ho sempre il timore di disturbare i vicini. Se i vicini sono stranieri, poi, ti guardano con ancora più terrore.

Per dirne una: appena saliti raggiungiamo i nostri posti e un ragazzo sulla trentina ci lancia uno sguardo di terrore puro (davvero, nella scala della paura i suoi occhi dimostravano un grado di panico appena inferiore all'attacco terroristico) e se ne va farfugliando che si dev'essere sbagliato, e che quello non è il suo posto... In effetti forse lo avrei fatto anch'io in effetti e lo capisco, ma non vedo l'ora che diventi padre!




Tutto questo per dire che, no, in genere non riesco a concentrarmi davvero sui libri se viaggio con i bambini, anche se da illusa continuo a portarmeli dietro, ma magari su delle riviste sì. Ed ecco che fatta incetta delle mie riviste del cuore, mi imbatto in una serie di interviste a delle creative sparse nel mondo, in cui una parla di un libro per bambini, libro che amo anch'io ho deciso di parlarvi oggi.


Si tratta di Federico, di Leo Lionni (ed. Babalibri), lo amo non solo perché porta il nome di mio figlio, ma soprattutto perché è un piccolo gioiello di poesia. Ogni volta che la sera lo leggo ai miei figli, mi rassereno, in qualche modo mi riallineo.

Conoscete già la storia del topino Federico?


Federico è un topolino sognatore, che a prima vista, mentre gli altri topini si affannano a far incetta di provviste per l'inverno, non fa nulla e per questo viene rimproverato dagli altri.

" Stai sognando Federico?" gli chiesero con tono di rimprovero. Federico rispose: "Oh, no! Raccolgo parole. Le giornate d'inverno sono tante e lunghe. Rimarremo senza nulla da dirci."


 La realtà è però che Federico fa provviste di beni immateriali: di luce, raggi di sole e colori che in inverno non si trovano, di parole e racconti. E quando l'inverno arriva Federico con i suoi racconti e la sua capacità visionaria, riscalda gli animi degli amici topi, con la sue doti affabulatorie riporta i colori, il calore, la luce, la voglia di cantare e narrare delle stagioni calde, rendendo più lievi e gradevoli le giornate e le nottate degli altri topini, rendendo più facile l'attesa di tempi migliori.

La verità è che Federico è sì un libro per bambini, ma non solo. E' un libro che ci ricorda l'importanza della creatività, della poesia e dei lavori creativi, che hanno dignità e un ruolo importante tanto quanto i lavori apparentemente più produttivi. Perché le attività creative, e l'arte ancora di più, sono cibo per l'anima e questo piccolo libro ce lo ricorda.



Federico è anche il nome di mio figlio, quello che si è addormentato all'altezza di Rho Fiera, ovvero a 15 minuti dall'arrivo, giusto per dovermelo portare a peso morto insieme a valigia e zaino!













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